Una giornata particolare ho lasciato il mio paese natio. Cercavo un nuovo palcoscenico che mi permettesse di stravolgere il copione della mia vita; rimanere in Cile significava conoscere già, più meno, il finale. Attraverso il mio percorso europeo, ho vissuto la bellezza e anche il disprezzo della Francia, ho dato uno sguardo alle vite degli altri in Germania e al bianco e rosso della Polonia di Kieslowski. Tutti colori di uno stesso continente, contraddittorio e affascinante.
Il colpo di fulmine però è arrivato in Italia, dove ho voluto fermarmi e vivere il mio film
italiano. Quell'Italia del poliziotto dai baffi sottili e sguardo alla Clark Gable, che nel'angolo del mercato gioca più a fare il galante che il protettore dell’ordine pubblico. Quello dei “buongiorno principessa”, “la piazza è mia” e “Marcello, Marcello”, di Totò perso a Milano, di Monica Vitti persa a Ravenna, di Anna Magnani che affronta il dopo guerra, di Sophia Loren che diventa mito. Quell’Italia che Fellini interpretò in chiave onirica, Visconti come una borghesia in declino, De Sica come una società che soffre, Benigni come un popolo che ha bisogno, imperiosamente, di ridere di se stesso.
Con momenti di “dolce far niente” e alte dosi di pasta e gelato, il mio film italiano è ambientato in una terra bellissima, viscerale e piena di colori, dove sono a mio agio perché tutti parlano con le mani. È costruito anche di momenti grigi, nostalgia, sconforto e incertezza, ma soprattutto è un racconto pieno di realismo magico, con villaggi di favola, maghi e maghe, incontri mitologici, uomini e donne con le ali enormi.
Scrivere, come il cinema, è un’arte selettiva; per quello, scelgo di mostrare il pezzo felice del mio
film italiano, sapendo che questa terra è tantissimo di più che stereotipi, colline con cipressi e piaceri culinari. Questa volta, non voglio parlare della crisi, della nostalgia per la prosperità del passato, sui soliti sospetti che hanno questo fantastico paese nelle loro mani. Questa volta voglio coprire il Sole toscano con un dito, essere come Bjork nel film “Dancer in the dark” e affrontare il giorno come se fosse un musical, rifugiarmi nei cliché e volare nel “blu dipinto di blu” di Domenico Modugno, dove le condizioni della vita reale non riescono a oscurare l’eterna bellezza che l’Italia non perderà mai.
film italiano, sapendo che questa terra è tantissimo di più che stereotipi, colline con cipressi e piaceri culinari. Questa volta, non voglio parlare della crisi, della nostalgia per la prosperità del passato, sui soliti sospetti che hanno questo fantastico paese nelle loro mani. Questa volta voglio coprire il Sole toscano con un dito, essere come Bjork nel film “Dancer in the dark” e affrontare il giorno come se fosse un musical, rifugiarmi nei cliché e volare nel “blu dipinto di blu” di Domenico Modugno, dove le condizioni della vita reale non riescono a oscurare l’eterna bellezza che l’Italia non perderà mai.
Perché il mio film italiano mi ha fatto vedere la Grande Bellezza, quella che non si trova nella bocca degli esperti ma nei protagonisti della mia storia: i miei amici italiani. Quelle persone reali ma con anime mitologiche, che per una felice coincidenza si sono intrecciate alla mia avventura, facendomi sentire sempre a casa, e diventando allo stesso tempo, la mia famiglia. Loro fanno parte di un copione che sto ancora scrivendo, e con la loro semplicità e dolcezza infinita rendono più facile ogni passo del cammino. Non importa se non vengono da un film di Visconti o Fellini, per me sono tutte stelle, che brillano di luce propria, che hanno fatto del mio film italiano il più bello, emozionante e reale di tutti. Uno che spero sia soltanto all’inizio.
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